Pennabilli, piccolo Tibet del Montefeltro

<h3 class="wp-block-heading">La campana di Lhasa, un rintocco per due culture</h3> <p>Un semplice rintocco di campana può avvicinare idealmente due culture e due mondi? Quando la copia della “campana di Lhasa” suona dal “roccione” di <a href="https://www.visitmontefeltro.it/localita/pennabilli-citta-amica-degli-artisti/">Pennabilli</a> qualcosa può accadere. </p> <p>Orazio Della Penna, frate cappuccino che evangelizzò l’Asia tre secoli fa, è divenuto testimone del valore e del rispetto dell’altro. Quella del cappuccino feretrano fu un’esistenza avventurosa, spesa per annunciare il Vangelo con profondo spirito missionario, fino alla morte avvenuta in Nepal.<br>La campana cristiana originale è l’unico reperto della missione di Lhasa dove “lama testa bianca” (come padre Orazio era affettuosamente chiamato per via dei capelli) prestò servizio. </p> <h3 class="wp-block-heading">Padre Orazio, un&#8217;esistenza spesa per l&#8217;integrazione</h3> <p>La storia di padre Orazio della Penna sembra partorita dalla fantasia di un romanziere. Rampollo di nobile casata, a 20 anni Orazio Olivieri decise di abbandonare la mondanità per entrare nel monastero dei frati cappuccini di <a href="https://www.visitmontefeltro.it/localita/pietrarubbia/">Pietrarubbia</a>. Maturata la vocazione, fu tra i primi in “cappuccio e saio” a partecipare ad una missione nella regione himalayana. Dopo un viaggio durato tre anni, giunse a Lhasa nel 1715, dove si stabilì per nove mesi nel grande monastero-università di Sera. In questo luogo di fede e cultura, insieme al padre gesuita Ippolito Desideri, apprese non solo la lingua ma anche le tradizioni del popolo tibetano. Da qui alla compilazione del noto dizionario italiano-tibetano il passo fu breve. Si trattò per l&#8217;epoca di un’opera monumentale: nel 1732 il dizionario contava oltre 300 pagine e 32000 vocaboli, scritti di suo pugno. </p> <p>Ma il dizionario non è l’unico contributo che il frate pennese ha lasciato all&#8217;Occidente per la comprensione della cultura tibetana. A padre Olivieri si deve infatti anche la traduzione di importanti opere della tradizione buddista, come &#8220;La vita del Budda&#8221;. Una vita sui libri dunque, ma anche un’esistenza spesa per annunciare il Vangelo in quel lembo di terra lontana. <br>Da sempre era nota l’esistenza di una campana fusa a Roma, portata a Lhasa da Orazio e conservata nella cattedrale del Jokhang. Ma questa fu ritrovata solo nel 1994, ad opera di Silvio Aperio, emissario di Elio Marini (lo scopritore del vocabolario Italiano-Tibetano). Conservata in un magazzino del tempio Jokhang, la campana fu sottoposta a calco nel 2004 e ne venne registrato il suono. <br></p> <h3 class="wp-block-heading">La visita del Dalai Lama a Pennabilli.</h3> <p>Ad inaugurare la campana nell’estate 2005 fu Tenzing Gyatso, XIV Dalai Lama del Tibet e Premio Nobel per la Pace. Si trattò di uno dei momenti più importanti della sua visita nel Montefeltro, resa possibile grazie al ricordo della straordinaria figura di “lama testa bianca”.<br>Grazie al suo insegnamento, <strong>Orazio Olivieri della Penna ad oggi è riconosciuto come nobile esempio di dialogo interreligioso</strong>: uomo capace di professare la propria fede costruendone la solidità nel dialogo e nel rispetto dell’altro.</p> <p><br>Il Dalai Lama tornò dunque nel paese natale di padre Orazio Olivieri, nel 2005, undici stagioni dopo l’ultima visita nel 1994; allora aveva scoperto una lapide dedicata al frate sul muro della casa natale del lama testa bianca. <br>“Quel vostro concittadino, padre Orazio, era veramente una persona fuori dal comune, dotato di un coraggio e di una determinazione ammirevoli” fu il ricordo di Tenzin Gyatso per l’amico frate “conosciuto” quasi trecento anni prima. </p> <p></p> <pre class="wp-block-verse">Fonte: Avvenire</pre> <p></p>

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